Dati: «Dopo il gol di Del Piero stetti male 40 giorni, ma quella volta che segnò Batistuta…»
Lo storico ex massaggiatore della Fiorentina ci racconta le sue sfide con la Juventus vissute sulla panchina viola.
Settimana di quelle da circoletto rosso in casa Fiorentina. Prima l’Europa League, certo, per andare avanti nella competizione ed archiviare il girone, poi la sfida alla Juventus. Attesa. Sentita. E quest’anno non si tratta ‘solo’ della consueta rivalità. Quest’anno c’è di più. C’è una classifica da difendere, c’è soprattutto da arginare il ritorno della squadra di Allegri, che contro la Lazio ha centrato il quinto successo consecutivo in campionato. D’accordo, il momento migliore per affrontare i bianconeri non è questo, perché chi li ha incontrati qualche settimana fa ha avuto vita più facile, però questa Fiorentina ha armi ed argomenti per impensierire Chiellini e compagni. Servirà la Fiorentina extra lusso, quella che abbiamo già visto diverse volte nel corso di questa stagione. Servirà un Kalinic versione bomber, così come il miglior Borja Valero dell’anno. Ma l’impresa si può tentare, la convinzione c’è nello spogliatoio. E siccome Juventus-Fiorentina non è mai una partita come le altre, per storia e rivalità, Il Brivido Sportivo questa settimana ha intervistato in esclusiva Luciano Dati, storico massaggiatore della Fiorentina. Pittoresco e goliardico, a lui sono legati ricordi indelebili degli anni ’90. Le sue famose magliette per festeggiare i gol di Batistuta sono rimaste nella storia della Fiorentina.
Andiamo dritti al sodo. E’ l’anno giusto per togliersi qualche soddisfazione?
«La squadra è pimpante, gioca bene. Mi piace Paulo Sousa, non si dà importanza ma la dà ai suoi giocatori. Lui allena la mente, poi qualcun altro allenerà i muscoli. Però ragazzi andiamoci cauti, ho sentito parlare anche di Scudetto e io non mi faccio prendere dall’entusiasmo a dicembre. Lo so bene come funzionano queste cose. Quando diventammo campioni d’inverno bastò una partita per perdere tutto. Si fece male Batistuta ed Edmundo andò via. Bisogna fare gli scongiuri il più possibile, teniamo in una teca di vetro Borja Valero, che se avesse anche la finalizzazione sarebbe un giocatore incredibile. Dopo la pausa natalizia vediamo cosa succede, il campionato si decide a primavera. Tanti giocatori pagano il dazio infortunio proprio in quel periodo e oggi questi aspetti sono decisivi per vincere i campionati. Chi ha meno problemi alla fine ha la meglio. Però ragazzi, detto questo, speriamo sia l’anno giusto. Io qui giro sempre con le magliette della Fiorentina perché sono circondato da gobbi e strisciati».
L’uomo dei sogni si chiama Kalinic. Se lo aspettava così? Chi lo paragona a Batistuta esagera?
«Sono rimasto impressionato, come tutti, perché le partite internazionali non le guardo. Questo ha fiuto del gol, cattiveria, è sempre nel posto giusto al momento giusto. Mi sembra di vedere Inzaghi, ma è più forte fisicamente. Poi certo, Batistuta era un’altra cosa, faceva gol anche da cinquanta metri. Però non voglio togliere niente a Kalinic, mi garba un casino. Piglia botte e si rialza senza dire nulla. E’ forte».
E di Rossi cosa dice? Vale la pena aspettarlo?
«Aspettiamo, con calma. Rossi è una persona seria, vuole dare il suo contributo. Non è che siamo lì al focolare ad aspettare chissà cosa: stiamo aspettando un fenomeno. Ricordatevi che Del Piero, dopo essere stato operato al crociato, ci ha messo diciotto mesi per tornare in forma. Semmai c’è una questione tecnica che mi fanno notare diversi tifosi della mia zona: giocando prima punta spalle alla porta si trova meno a suo agio. Io sono venuto allo stadio a vedere la partita contro l’Empoli ed anche Babacar da solo fece poco nel primo tempo. Poi con Kalinic la musica cambiò. Io mi intendo solo di muscoli, ma magari facendo giocare Rossi con un altro attaccante le prestazioni potrebbero cambiare».
La vera forza di questa Fiorentina sembra essere il gruppo. Ma anche nella sua eravate molto uniti…
«Questo aspetto è importantissimo. Quando vedo che vanno ad abbracciare il massaggiatore dopo un gol sono felicissimo, ma non perché faccio il massaggiatore, ma perché quello è il segnale di quanto sia compatto il gruppo. L’unità è fondamentale, anche da parte dei medici e dei magazzinieri. Se tutti tirano dalla stessa parte è più facile vincere le partite. Noi facemmo il patto della bistecca. Andavamo dal Latini e Batistuta faceva anche le scommesse: “Se finiamo il girone d’andata a tot punti ci dai un prosciutto a testa, se andiamo in Coppa Uefa ce ne dai due”. Una sera svuotammo tutto il locale. Feci una fatica incredibile a portare via tutto, avevo la macchina quasi alle Cascine! Sono bei momenti, che uniscono il gruppo. E vedo con piacere che anche in questa Fiorentina usa fare la cena nel mezzo della settimana».
Alle porte c’è la partita con la Juventus. Ottimista o pessimista?
«Io son sempre rimasto scottato con loro. Una volta a Firenze gli mancavano sette titolari e si perse ugualmente. Quella famosa volta che si vinceva 0-2 a Torino e si perse 3-2 sono stato male 40 giorni. E sto male ancora perché fanno sempre vedere quel gol di Del Piero a Toldo. La Juve ha sette vite, quest’anno forse ha qualcosa in meno rispetto agli altri anni, ma il Trap mi ha insegnato a non dire gatto fino a che non ce l’hai nel sacco. Io prima di queste partite ci vado sempre cauto, sono rimasto troppe volte con l’urlo in gola».
Ma un ricordo bello ce l’avrà legato alla Juventus…
«Sì, ma uno solo davvero. Nel ‘98/’99 quando vincemmo in casa 1-0 con gol di Batistuta. Segnò di testa, fece prima la mitraglia e poi la schitarrata. Venne giù lo stadio».
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