Giorgio Ariani: “Fiorentina sei fantastica, merito di Sousa”
Il comico, attore e doppiatore fiorentino: “Il portoghese ha corretto i difetti di Montella. Ora siamo almeno da podio con super Kalinic, Pepito e Bernardeschi”.
«Non sono mai stato un ‘montelliano’. Quest’anno la nostra forza è il gruppo e con equilibrio ci toglieremo grandi soddisfazioni». Questi alcuni dei pensieri che Giorgio Ariani, attore, comico, doppiatore di grande successo nonché grande tifoso della Fiorentina, ha espresso al Brivido Sportivo, nell’intervista che ci ha concesso, concludendo con un solenne «Oh! Sempre forza viola, mi raccomando».
Allora Ariani, cosa ne pensa di questo avvio di stagione dei viola?
«E’ una Fiorentina davvero bellissima, che riesce ad unire gioco e praticità. I ragazzi sono partiti alla grande vincendo partite molto importanti, ma Firenze deve stare attenta…».
Attenta a che cosa?
«Alla super infatuazione. Dopo la vittoria di San Siro contro l’Inter tutti si sono esaltati ed ho sentito parlare di Scudetto. A mio parere è un errore clamoroso».
A suo parere la Fiorentina non è da Scudetto?
«In questo momento non possiamo dire se sia da titolo oppure no, certo è che ci sono alcune squadre più attrezzate di noi. La cosa importante è far lavorare i viola con tranquillità e serietà, concentrandoci su una partita alla volta. Sono certo ci toglieremo grandi soddisfazioni, ma occorre equilibrio».
Cosa le sta piacendo di più della squadra?
«Il gruppo! Quest’anno non ci sono prime donne, vedo buonissimi giocatori con la volontà di raggiungere un obiettivo condiviso. E questo mi rende felice».
Questa caratteristica è stata portata da Paulo Sousa secondo lei?
«Assolutamente sì. Il portoghese sta dimostrando di essere un allenatore serio, preparato, competente, deciso e con la mentalità giusta. E sta infondendo i suoi principi ai giocatori. Non sono mai stato un ‘montelliano’, anzi ho sempre provato un’inspiegabile antipatia per l’ex tecnico viola, e quest’anno vedo dei grossi cambiamenti sia sul piano del gioco che della voglia di vincere le gare. Cambiamenti necessari».
La Fiorentina è gruppo, ma anche individualità. Chi le sta piacendo di più?
«Sono rimasto impressionato da Kalinic, dall’impatto che il croato ha avuto sul nostro campionato. Devo fare un grande plauso a società e allenatore: mentre tutto sembrava disfarsi, Salah voleva andare a Roma, Joaquin tornare in Spagna, giocatori che arrivavano in sede e se ne andavano, i dirigenti e Sousa sono rimasti calmi, sicuri delle scelte fatte. E il croato è frutto di queste scelte. Hanno messo a segno un colpo sul quale nessuno avrebbe scommesso. Però nella Viola non c’è solo lui…».
A chi sta pensando in particolare?
«Sono felicissimo del ritorno di Giuseppe Rossi, un talento vero. E anche per questo devo dire bravo al tecnico, il quale sta dando una gradualità al rientro del giocatore. Sono certo che nei prossimi mesi Pepito riuscirà a tornare su ottimi livelli e contribuirà ai risultati della squadra».
E poi c’è Bernardeschi: cresciuto a Firenze, un numero pesante sulle spalle, ottime prestazioni…cosa ne pensa?
«Non ho ancora avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, ma sono molto amico di suo zio. Bernardeschi non è una scoperta, a Crotone fece benissimo. E’ un giocatore che mi piace molto: in questa prima parte di stagione sta dimostrando di poter fare diversi ruoli, di sapersi sacrificare per i compagni, di avere colpi fantastici. Ha tutto per diventare una certezza della Fiorentina del presente e del futuro».
A Firenze si parla già di mercato. Lei farebbe qualche colpo a gennaio per rinforzare la squadra?
«Fossi nella società non toccherei una macchina che funziona, c’è il rischio di farla inceppare. Forse l’unica cosa che manca è un rinforzino in difesa, ma una cosa lieve. Lo spogliatoio è la forza di questa squadra, non disturbiamolo».
Una battuta sul percorso della Fiorentina in Europa?
«Purtroppo abbiamo sbagliato due gare nelle quali potevamo fare sicuramente meglio, specie giocando al Franchi. Dispiace perché adesso Sousa sarà costretto a schierare la miglior formazione nelle tre gare restanti, e ci sarà quindi il rischio di perdere qualcosa in campionato. L’Europa comunque rimane un obiettivo della Fiorentina, non possiamo tralasciare niente».
Come vede la corsa Scudetto e quella per la Champions League?
«A mio parere quest’anno il tricolore andrà alla Roma, perché ha aggiustato alcune cose che non andavano ed ha una squadra molto forte ed esperta. Inter e Milan mi sembrano più fortunate che altro. La Fiorentina deve cercare di vincerle tutte, senza aver paura di nessuno, poi in Primavera tireremo le somme e vedremo per quale obiettivo correre. Credo ci siano tutte le qualità necessarie per puntare al podio. Se invece restasse prima come oggi…».
Succede a Sordi come voce di “Ollio”,
Quante risate con il suo “Pierino la peste”.
E’ nato a Ravenna, ma per puro caso. Giorgio Ariani è un fiorentino doc ed è diventato celebre grazie alla sua comicità teatrale e cinematografica e alla sua bravura nei panni di doppiatore. Tanto per fare un esempio: Ariani prese il posto di Alberto Sordi nel doppiaggio di Ollio (Oliver Hardy), interpretando il personaggio anche in teatro e tv. La sua carriera è cominciata nel 1972 proprio come doppiatore, poi la partecipazione ai varietà televisivi, tra cui “L’altra domenica” di Enzo Arbore e l’approdo al cinema con i film comici come “L’esercito più pazzo del mondo” e “Pierino la peste alla riscossa” dove sostituì Alvaro Vitali nell’interpretazione dell’esilarante personaggio. La carriera continua sia sul piccolo schermo con i varietà (come Drive In) che sul grande schermo fino alla partecipazione al film “Pinocchio” di Roberto Benigni. Ma anche in teatro Giorgio Ariani è molto attivo: scrive, dirige e interpreta commedie di successo in tutta Italia. Nel 2008 è stato premiato con il Leggio d’Oro nella categoria “Menzione speciale Alberto Sordi” per la sua straordinaria interpretazione nel doppiaggio di Oliver Hardy. Ha poi partecipato ad altri celebri film: “Una moglie bellissima” e “Io & Mary” di Leonardo Pieraccioni, “Amici Miei, come tutto ebbe inizio” di Neri Parenti e “Le badanti” di Marco Pollini.
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