Palermo, fucina di talenti
Giunti al tredicesimo anno di presidenza Zamparini, è ora di fare bilanci. Uno degli aspetti più interessanti riguarda senza dubbio la grande capacità della società di scoprire talenti, in Italia come in ogni parte del mondo.
Il primo in ordine di tempo ad attirare l’attenzione del club siciliano fu Luca Toni, che a Palermo giocò per due stagioni. Alle dipendenze di Zamparini, Toni segnò come mai aveva fatto in carriera: cinquantuno reti in poco più di ottanta presenze complessive. Nel 2005 Luca lasciò la Sicilia per approdare a Firenze alla corte di Cesare Prandelli, ma i tifosi non attesero molto prima di rivedere un grande centravanti. Due anni dopo, infatti, in rosanero approdò Edinson Cavani, uno dei più importanti e famosi talenti passati da lì, prototipo dell’attaccante moderno: rapidità e potenza, fiuto del gol e spirito di sacrificio innati. La società fu abile a scovare ‘El matador‘ nel Danubio, club di Montevideo, e a portarlo in Italia, dove collezionò trentaquattro reti nelle prime tre stagioni. La definitiva consacrazione del bomber uruguaiano avvenne con il Napoli di De Laurentiis, prima di passare al Paris Saint-Germain per una cifra stratosferica.
Nel frattempo gli uomini mercato del focoso Presidente continuarono l’operazione di monitoraggio in cerca di giovani talenti su cui puntare. La ricerca portò i suoi frutti, perché nel 2009 un argentino di appena vent’anni, soprannominato in patria ‘El Flaco‘ a causa del suo fisico asciutto, cominciò a muovere i primi passi sul terreno dello Stadio Renzo Barbera. Quel giovane era Javier Pastore, calciatore che si mise in evidenza per la classe cristallina e l’affascinante eleganza dei movimenti, e che dopo due stagioni (condite da sedici gol e sedici assist totali) abbandonò la terra siciliana per trasferirsi all’ombra della Torre Eiffel.
Il 2010, invece, fu l’anno dell’arrivo in Italia di Josip Ilicic. Scoperto da Walter Sabatini, che lo prelevò dal Maribor ancora ventiduenne, ‘Jojo‘ (soprannome che ai tifosi viola ricorda un pupillo della storia recente della Fiorentina) si dimostrò fin da subito elemento introverso ma dotato di eccezionali colpi. Nelle tre stagioni a Palermo, Ilicic si caricò il peso della squadra sulle spalle, segnando ventinove gol e diventandone uno degli uomini più rappresentativi.
Oggi questi giocatori rappresentano per i tifosi rosanero soltanto dei bei ricordi, ad animare i loro sogni infatti ci sono soprattutto Franco Vazquez e Paulo Dybala. Entrambi argentini, fantasisti e inseguiti dalle grandi della Serie A (e non solo). Il primo, classe 1989, portato nel nostro paese nel gennaio del 2012 dal Belgrano de Cordoba per poi essere girato in prestito in Spagna, al Rayo Vallecano, trovò un po’ di continuità nella squadra di Zamparini la stagione successiva, dove in Serie B collezionò quattro gol e cinque assist in meno di venti presenze.
Dybala, quattro anni più giovane del compagno, soprannominato in Argentina ‘La Joya‘ cioè il gioiello, in questa stagione sta dimostrando tutto il suo valore a suon di gol e giocate da campione. Palermo ha già adottato il giovane Paulo, chiamato affettuosamente ‘U Picciriddu‘, ma i tifosi dovranno rassegnarsi a vederlo partire e vestire più prestigiose casacche. Quella della Juventus. Contro la Fiorentina dovrebbe scendere in campo per l’ultima gara con la maglia rosa ed il saluto del Barbera.
Di Maurizio Zamparini negli anni si sono dette molte cose: l’impulsività e l’esplosività sono tra le caratteristiche più evidenti, ma quando si tratta di scoprire giovani talenti nascosti in qualche remoto angolo del mondo (nonché valorizzarli e monetizzare) merita un grande plauso. Una capacità, quella di scovare giocatori uno dietro l’altro, che è seconda soltanto alla velocità con la quale liquida i suoi allenatori.
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