Tommasi: «Viola, a testa alta»
Damiano Tommasi oggi è il presidente dell’AIC, l’Associazione Italiana Calciatori ma, nel corso della sua lunga carriera sui campi da calcio, ha anche avuto l’opportunità di giocare per due stagioni nella Liga spagnola, per la precisione nel Levante. L’ex centrocampista perciò sa bene cosa significhi sfidare il Siviglia, la squadra che giovedì ospiterà la Fiorentina per la semifinale d’andata di Europa League. Queste le parole esclusive di Tommasi sulla grande sfida che attende i viola.
Che atmosfera si respira nello stadio del Siviglia?
«Il Sánchez-Pizjuán è uno degli stadi più caldi di Spagna, lo si può notare ogni volta che il Siviglia scende in campo davanti al proprio pubblico. Quando ci ho giocato, con la maglia del Levante, ho trovato un calore da parte del pubblico di casa che non avevo mai percepito da nessun’altra parte. Era la squadra di Juande Ramos, quella che ha vinto per due volte di seguito l’Europa League e ha ottenuto grandi risultati; una squadra vincente, così come lo è quella attuale, visto che è la detentrice della coppa».
I bianco-rossi non perdevano in casa da 15 mesi ma sabato è arrivato il 2-3 contro il Real Madrid, quanto può contare?
«Più che l’imbattibilità casalinga penso che la Fiorentina debba temere l’abitudine della squadra di Emery a giocare partite del genere, ovvero sfide decisive che si giocano su andata e ritorno ad eliminazione diretta. Già sette/otto anni fa il Siviglia arrivava in fondo alle competizioni, squadra e città sono abituate a giocarsi gli scontri diretti. Un turno del genere però si può passare anche con due pareggi, se con la combinazione giusta».
La Fiorentina di Montella invece è una squadra da trasferta, che riesce a esprimere il meglio quando gioca negli stadi altrui, anche questo influirà?
«I viola si esprimono meglio contro squadre che lasciano spazi e giocano a viso aperto, si è visto in più di un’occasione. Al Franchi contro la Dinamo Kiev, per esempio, la squadra ha rischiato di prendere gol dopo essere rimasta in superiorità numerica, quando gli avversari si chiudevano maggiormente e ripartivano in contropiede. Quando si cerca di attaccare con tanti uomini il rischio è ovviamente maggiore. La Fiorentina è la squadra più “spagnola” del nostro campionato, sia per quanto riguarda i giocatori che lo stile di gioco. Sono convinto che darà tutto in campo per cercare di passare il turno».
Per quanto riguarda i singoli, l’uomo da temere maggiormente è Carlos Bacca?
«Quando un giocatore ha i gol nel sangue, al di là del suo stato di forma e della condizione fisica, va sempre temuto in modo particolare, in ogni caso mi piace più guardare al collettivo che ai singoli uomini. Anche la Fiorentina comunque ha delle individualità che possono far molto male agli avversari».
Dell’allenatore Unai Emery invece cosa pensa?
«Quando io giocavo in Spagna, lui era all’Almeria, poi ha fatto molto bene con il Valencia. E’ un tecnico che già da qualche anno sta facendo cose importanti, conosce la mentalità e la filosofia della squadra. E’ anche grazie a lui che il Siviglia non molla mai, l’anno scorso infatti arrivò in finale di Europa League grazie ad un fallo laterale sfruttato all’ultimo secondo».
Riuscire a portare due squadre italiane in una finale europea sarebbe il riscatto del nostro calcio?
«Dal mio punto di vista lo meriterebbero entrambe, per quello che hanno fatto negli ultimi anni e per come lo hanno fatto, ovvero grazie al bel gioco. Un’eventuale finale tutta italiana però non dovrebbe assolutamente farci pensare che il nostro calcio abbia superato la maggior parte dei suoi problemi».
I commenti sono chiusi.