Chiarugi: “E’ l’ora di battere una grande. Gonzalez può fare la differenza”
di Daniele Taiuti
Il suo calcio era capovolto, a comandare la provincia, il potere del nord a inseguire. La Fiorentina di Luciano Chiarugi e il Cagliari campioni d’Italia 69 e 70. In Italia erano gli anni del boom economico, la strada fra ambizioni e sogni, individuali e collettivi, pressoché nulla. Oggi raccontiamo un altro mondo, le distanze nella vita e nel calcio, tra ricchi e non, si sono allungate, i sogni tuttavia le possono per poco annullare, trascinando la gente negli stadi o davanti alla televisione, allontanandola per poco da disuguaglianze, plusvalenze, rinnovi e commissioni. In compagnia di Chiarugi, cerchiamo di capire se la Fiorentina è costretta a sognare oppure a nutrire ambizioni, per il presente ma soprattutto per il futuro. Doppio ex di Fiorentina e Milan, una Coppa Italia e una Coppa delle Coppe per lui nel 73 coi rossoneri, ci spiega anche le possibili dinamiche dell’incontro in arrivo.
Luciano Chiarugi, la Fiorentina perde sempre con le grandi: è un problema di mentalità o di qualità della rosa?
“I viola hanno vinto contro l’Atalanta e non è cosa da poco. Mi pare che questo non sia stato rimarcato a sufficienza, né dalla stampa né dalla Piazza. Per le sconfitte che si sono succedute con le altre squadre più forti io farei un distinguo, in generale. Una delle critiche che ho sentito fare alla Fiorentina è quella di non avere una panchina all’altezza. In questo senso si deve prendere in esame il regolamento. Con cinque sostituzioni si sono evidenziate ancora di più le differenze tra le fasce della Serie A, dalla lotta scudetto a quella per la salvezza. È chiaro che le squadre più forti hanno un vantaggio difficile da colmare, per chi deve inseguire. Mai come adesso i panchinari sono più decisivi dei titolari. Le grandi giustificano questo per via dei molteplici impegni che debbono affrontare. Io riporterei le sostituzioni a tre, anche per dare più interesse alla partita da seguire”.
Il confronto col Milan potrebbe invertire questo trend negativo?
“La Fiorentina a Torino con la Juve ha fatto una grande prestazione, penalizzata tuttavia dall’espulsione comminata a Milenkovic. Altrimenti il finale sarebbe stato diverso. Se i viola giocano con la stessa spensieratezza e più convinzione nei propri mezzi per il Milan sarà molto difficile. La Viola deve poter credere di sfatare il tabù contro le grandi. Quello che debbono temere i gigliati riguardo alla squadra di Pioli è l’equilibrio che è stata in grado di trovare in fase difensiva e il reparto d’attacco composto da individualità straordinarie, Giroud, Ibrahimovic, ma anche i lampi di Leao possono creare più di un pensiero alla rimaneggiata difesa viola”.
Vlahovic può raggiungere i livelli di Ibrahimovic?
“Potenzialmente assomiglia molto allo svedese. Uno mancino, l’altro destro, ma grande personalità e doti tecniche da parte di entrambi. Se anche facesse la metà della carriera del fuoriclasse rossonero sarebbe da fare la firma. Lo considero uno dei più grandi stranieri arrivati in Italia dal dopoguerra a oggi. Dusan sta andando verso una carriera brillantissima. Nel suo prosieguo sarà determinante quanto la voglia di arrivare e migliorarsi sarà in grado di accompagnarlo. Sono rimasto deluso dalla sua mancata volontà di rinnovare il contratto, credo che la società abbia fatto tutto il possibile, se non di più, nel tentativo di accontentare le sue esigenze. Mi sarei aspettato un maggiore attaccamento alla maglia da parte sua, considerando anche i suoi trascorsi, seppur brevi, nel settore giovanile della Fiorentina. Quando un ragazzo come lui, che possiede qualità enormi, vuole abbandonare la squadra gigliata, per me è una grande amarezza. Io, personalmente, avrei fatto come Antognoni, trascorrendo tutta la carriera alla Fiorentina. Purtroppo non è stato possibile”.
Uno dei protagonisti del confronto potrebbe essere Gonzalez, che idea si è fatto dell’argentino?
“Spererò fino all’ultimo che possa scendere in campo. Mi piace molto, un grande talento abbinato a dei margini di miglioramento incredibili. Ha qualche caratteristica che mi ricorda, è fortissimo nel dribbling ed è molto fantasioso, in possesso di un sinistro invidiabile. Elemento per la Fiorentina di un’importanza vitale. Inoltre, oltre a creare la superiorità numerica, è molto utile alla squadra. Perché apre molti spazi a Vlahovic, altrimenti sempre troppo solo davanti”.
Fra Pioli e Italiano ci sono più punti in comune o differenze?
“È difficile fare un’analisi precisa ancora tra i due. Italiano deve affinare ancora le sue esperienze, facendo qualche step successivo. Pioli è più avanti perché è passato già da grandi squadre. Però si tratta solo di una questione di tempo, perché il mister della Fiorentina palesa idee nuove, e ha dato alla squadra una mentalità diversa rispetto agli ultimi anni, che lascia ben sperare per il futuro”.
Che ricordi conserva dei due club?
“Sono venuto a Firenze a dodici anni da Ponsacco, un piccolo paese alle porte di Pisa. La mia famiglia, entusiasta per questo trasferimento, era ed è tutta viola. Ho cominciato la mia avventura piano, piano, conservando nel comodino il sogno di poter diventare un calciatore, un giorno. Grazie alla Fiorentina ci sono riuscito, e ho poi potuto creare un mio nucleo familiare. Nutro sempre grande riconoscenza verso tutto l’ambiente, e mi piace l’idea di potermi essere in parte sdebitato, grazie alla conquista dell’ultimo e, purtroppo storico scudetto del 69. Il Milan mi ha ricostruito come calciatore, perché venivo da un momento difficile, e penso di aver dato anche a quei colori il mio significativo contributo, vincendo una Coppa Italia e Coppa delle Coppe”.
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