Non basta giocar bene e il tempo stringe…
Era una buona occasione per la Fiorentina. Al Franchi arrivava un Milan dimezzato, con nelle gambe la fatica di giovedì e nella testa l’amarezza per l’eliminazione dall’Europa League. E, in effetti, fino al gol di Ribery del vantaggio per due a uno, la partita era stata molto equilibrata. A quel punto, per i tifosi Viola, la speranza di portare a casa qualcosa di tangibile, tipo punti in classifica, sembrava davvero concreta. Ma forse è stato proprio a quel punto che si sono materializzati i tanti punti di distacco in classifica fra le due squadre. Due gol, il primo di Diaz, su angolo e sull’ennesimo stato confusionale della difesa, e il secondo di Calhanoglu, lasciato inspiegabilmente solo sulla sinistra (un delitto lasciare il turco senza marcatura), hanno portato i rossoneri in vantaggio. A quel punto Prandelli ha provato a cambiare gli equilibri della partita modificando profondamente l’assetto tattico della squadra. Peccato però che quest’anno la panchina della Fiorentina sia ben poco produttiva. Niente, o pochissimo, hanno dato Koaume e Callejon. Nella norma l’apporto di Venuti, ma non è da lui che ci si deve aspettare il miracolo. Noi, da profani e non da tecnici, non avremmo tolto Castrovilli, giocatore comunque sempre capace di rompere gli equilibri difensivi degli avversari con le sue incursioni (a meno che l’uscita non fosse dovuta a problemi fisici del giocatore).
E dire che la Fiorentina aveva giocato un buon primo tempo. Molto concentrata, molto abile a chiudere e ripartire. Il gol iniziale di Ibrahimovic era stato rapidamente pareggiato da una chirurgica punizione di Pulgar. Poi una traversa di Pezzella, bellissimo il suo colpo di tacco, controbilanciata però da Ibrahimovic, onnipresente, che colpisce pure lui la parte alta della porta. Nella ripresa il gol di Ribery apriva, come detto, le porte della speranza. Ma il Milan non è secondo in classifica per caso. In pochi minuti la situazione si è ribaltata. E siccome la panchina di Pioli è largamente superiore a quella di Prandelli, la partita si è spenta piano piano, con i rossoneri che cominciavano a sentire la fatica solo alla fine ma con la Fiorentina incapace di reagire, anche perché, come detto, i giocatori messi dentro da Prandelli non avevano il coltello fra i denti e non avevano dissotterrato l’ascia di guerra.
Tra i singoli, bene Ribery, Pulgar e Bonaventura. E anche Eysseric Vlahovic ha giocato la sua partita, considerando che non aveva davanti la difesa del Benevento ma quella del Milan, e Tomori e Kjaer sono signori difensori. La difesa ha sofferto i soliti errori, che quest’anno cominciano a essere davvero troppi. Errori di concentrazione, di misura, di posizione. Prandelli ha cambiato modulo, i risultati però non sono molto diversi rispetto alle partite precedenti, tanto da far venire qualche dubbio sul valore effettivo dei giocatori che compongono il reparto. Vero che oggi c’era Ibrahimovic, punto di riferimento essenziale per i compagni, ma siccome gli errori sono sempre gli stessi, urge farsi tutti un bell’esame di coscienza.
In conclusione, la Fiorentina ha tenuto testa quasi fino alla fine alla seconda in graduatoria. Ma questo non basta, mancano i punti. Evidentemente a questa squadra giocare bene non è sufficiente. Manca qualcos’altro. E sarà bene capire alla svelta che cosa. Il tempo stringe.
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