Speciale Stadio: da Lanciotto Ballerini a Rolando Panerai, i grandi uomini di Campi
di Daniele Taiuti
È facile associare la Toscana a giganti dell’ingegno come Leonardo da Vinci e Galileo Galilei, o a dei riferimenti letterari importanti, per non dire unici, come Poliziano. Solo per menzionarne alcuni. Setacciando la nostra regione però si scoprono tante personalità che si sono ritagliate uno spazio di gloria nella storia plurisecolare del Bel paese. Campi Bisenzio ha dato i natali a personaggi illustri, che hanno reso onore e vanto alla città.
Ci riferiamo a Rolando Panerai, Rodolfo Baccini e Lanciotto Ballerini. Il primo nasce nel 1924 e da subito indirizza i propri interessi e talenti verso il mondo della lirica. Vincendo in verde età la prima graduatoria nazionale del teatro lirico sperimentale di Spoleto, portando in scena al Teatro Nuovo della città Umbra il Don Pasquale di Donizetti. Nella sua carriera di baritono e regista teatrale ha potuto cimentarsi nei più importanti teatri del pianeta, dal Metropolitan di New York all’Opera di Parigi. Attingendo dal suo vasto repertorio comprendente quasi 150 titoli, è autore di interpretazioni storiche legate alle opere Verdiane Rigoletto, Falstaff, La Traviata, Il Trovatore e Don Carlo; riscuote ampi consensi anche nelle Nozze Mozartiane e nel Barbiere di Siviglia. Sono doverose di citazione le sue prime teatrali fra cui Angelo di Fuoco di Prokofev del 1955 e L’ombra dell’Asino di Strauss del 1967. Il 1972 è un anno importante per lui, perché lo vede debuttare presso il teatro di Genova nel ruolo di regista de Il Campanello di Donizetti. Il mezzo teatrale non è però il solo tramite della sua arte. Fu il primo infatti a trasferire le emozioni della lirica in televisione come dimostrano le sue esibizioni ne Il Barbiere di Siviglia nel 1954 e la Traviata a Paris risalente al 2000, a cui hanno potuto assistere spettatori collegati da più di cento paesi. L’amore incondizionato per il canto lo portano a esibirsi fino a 87 anni. Il Maggio Musicale Fiorentino nel 2014, per omaggiare il suo prestigio nella ricorrenza del suo novantesimo compleanno, organizza uno spettacolo a lui dedicato in cui vengono esibite una sequela di arie da lui portate in scena relative ai grandi autori, da Rossini a Puccini. Giusto premio per chi ha voluto dare il proprio contributo alla lirica fino al 2019, anno del suo decesso, con la direzione di una nuova, e ultima per lui, rivisitazione del Gianni Schicchi presso il Teatro Felice di Genova.
La città che si affaccia sul Bisenzio può annoverare fra le assolute autorità nel campo musicale e letterario anche Rodolfo Baccini. Originario di Capalle, frazione alle porte di Campi, a cui dedica un libro “Capalle mia”. Si è soprattutto guadagnato la sua fama come cantautore nel gruppo Folk I Menestrelli Pratesi, band di cui esistono due Cd: Serenata a Prato e Prato ti voglio bene. In essi racconta la città e il suo amore verso di essa.
Dalla narrazione delle gesta di due artisti, ci soffermiamo adesso a scorgere i tratti eroici delle imprese eroiche di Lanciotto Ballerini. Campigiano D O C, nato nel 1911, di estrazione sociale umile, fin dagli anni esuberanti della gioventù palesa delle doti fisiche non comuni, aggiudicandosi nel 1929, come promettente boxeur, il titolo di campione dei pesi medi nella categoria i primi pugni. Doti fisiche che non esita a mettere a servizio del paese nella Guerra di Etiopia, dal 35 al 36. Durante la quale salva la vita a due soldati italiani. Grazie a ciò al rientro in patria da eroe, viene omaggiato di una medaglia al valore e della tessera fascista, da lui però rifiutata. Nella seconda Guerra Mondiale due esperienze incensano di onore la sua figura. In Jugoslavia, dal 40 al 43, di notte riusciva a lasciare la sua postazione e trasmettere informazioni decisive alla popolazione locale riguardo i bombardamenti italici del giorno successivo, consentendo ad essa di trovare salvezza. Di nuovo in Italia, si mette in luce per essere uno dei primi organizzatori delle squadre partigiane. Attività che gli costa la vita, in modo eroico, nel 1944 durante un assalto di marca prettamente fascista alla sua Formazione Garibaldi d’assalto “Lupi Neri”, avvenuto sui monti della Calvana. Nel corso dello scontro armato, passato alla storia come la Battaglia di Valibona, Ballerini si lanciò da solo, armato di bombe a mano, contro le postazioni nemiche per far strada ai compagni. Dalla sua morte sia la squadra di calcio della città Lanciotto Campi Bisenzio sia lo stadio, testimoniano ancora oggi la grandezza del suo nome.
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