De Sisti: “Roma casa mia, ma per Firenze ho dato il meglio di me”
di Daniele Taiuti
Nonostante il pareggio con l’Inter, agguantato all’ultimo tuffo, il momento resta difficile in casa Fiorentina. La squadra ha collezionato troppe sconfitte. A preoccupare di più non sono i risultati che non arrivano, che comunque qualche apprensione al tifoso e ai dirigenti la possono legittimamente creare, ma il livello delle prestazioni che si è progressivamente abbassato nell’ultimo periodo. Dall’esterno sembra si sia smarrita quell’armonia che regnava intorno all’ambiente a inizio stagione. È come se la spinta emotiva portata dall’entusiasmo di Commisso e Barone, trascinante tutto il gruppo, col tempo sia venuta meno e abbia messo in luce le pecche alcuni limiti della rosa. Ai nuovi dirigenti va comunque lasciato il giusto tempo per assorbire i meccanismi del calcio italiano, anni luce lontano da quello statunitense. Aspettando con fiducia i risultati, bisogna riconoscere a Commisso di essere entrato meglio in sintonia con la città rispetto alla vecchia proprietà. Al suo arrivo Patron Rocco ha indicato subito nel forte senso di appartenenza alla maglia viola un elemento imprescindibile di qualsiasi calciatore gigliato. Questo a partire dal settore giovanile, cercando quindi di far pervenire alla prima squadra elementi in cui il tifoso sia perfettamente in grado di riconoscersi. Amore verso la maglia e una cura maniacale del vivaio sono elementi decisivi che hanno permesso alla Fiorentina di regalarsi dei momenti di gloria nel passato. Stiamo parlando del tricolore vinto dalla Viola nella stagione 68-69, formazione composta anche da grandi talenti cresciuti nelle giovanili radunati dall’inarrivabile Egisto Pandolfini, che dopo la vittoria del 55-56 ha regalato a Firenze l’altra più grossa soddisfazione in ambito calcistico. Quel gruppo aveva in Giancarlo De Sisti, detto Picchio, il capitano e una delle principali guide. L’ex calciatore romano, ma fiorentino di adozione, rimane in viola dal 65 al 74, anni in cui oltre al titolo nazionale vince anche una Coppa Italia e una Coppa Mitropa. Nel capoluogo toscano ritorna poi nei panni di tecnico sfiorando lo scudetto nella stagione 81 82. L’altra squadra della sua vita è la Roma, con cui disputa dieci campionati, vincendo un’altra Coppa Italia e una Coppa delle Fiere. Interroghiamo ora le sue conoscenze calcistiche per interpretare il momento che stanno vivendo i gigliati, e per parlare della delicata sfida in arrivo.
Giancarlo De Sisti, secondo lei che tipo di stagione è destinata a vivere la Fiorentina?
“In generale di transizione. La squadra ha le qualità per assestarsi a ridosso delle posizioni europee. Molto però dipende da Ribery, il cui infortunio è un brutto colpo per i viola. Tuttavia se questa carenza di risultati dovesse persistere, io uno sguardo alle spalle lo darei…”.
Montella è finito nell’occhio della critica: vede responsabilità del tecnico campano nel momento di crisi della Viola?
“Nel calcio le colpe e i meriti vanno sempre condivisi fra calciatori e tecnico. Riguardo a Montella bisogna vedere la situazione nello spogliatoio dopo questa serie negativa di risultati. Se ci fosse qualche calciatore scontento, la situazione sarebbe ricomponibile grazie a un intervento della società. Con un malcontento comune a tutta la rosa, proseguire il rapporto sarebbe impossibile. I calciatori ormai sono aziende quasi alla pari dei club”.
Come giudica la costruzione della squadra?
“Ci sono dei buoni calciatori, l’età media del gruppo è molto giovane quindi a volte pecca di inesperienza. Bisogna dare tempo alla squadra di maturare, certo con qualche risultato in più l’attesa sarebbe meno difficile…”.
Il momento alterno che sta vivendo Chiesa a cosa è da addebitare?
“Penso sia da ricondurre solamente ai problemi fisici che ha avuto. Il calciatore è straordinario e serio, e viene da una famiglia altrettanto seria non credo per cui possa subire influenze dalle chiacchiere riguardanti il contratto”.
È utopistico pensare che la Viola possa ancora vincere lo scudetto, grazie agli elementi provenienti dal vivaio?
“Credo di sì. C’è ormai un grande gap economico fra i grandi club e le medio-piccole. Considero quindi il nostro acuto del 69 difficilmente ripetibile in epoca attuale”.
Nel mercato di Gennaio fosse un dirigente viola dove interverrebbe per rinforzare la Fiorentina?
“Ci sono dei calciatori giovani che manderei a maturare in altri lidi, e visto anche il recente infortunio di Ribery acquisterei un pezzo importante dalla metà campo in avanti”.
La Roma è di scena a Firenze: che partita sarà?
“I giallorossi sono più forti però mi aspetto un incontro equilibrato e ricco di gol dove saranno decisivi gli scontri individuali”.
Ci può raccontare i suoi ricordi più cari in relazione ai periodi vissuti con Fiorentina e Roma?
“A Firenze sono stato nel migliore momento della mia carriera e mi sento di dire di aver dato di più alla Fiorentina rispetto alla Roma a livello tecnico. Lo scudetto vinto corona la mia esperienza in viola. La Roma è casa mia lì sono diventato uomo e calciatore”.
I commenti sono chiusi.