Commisso delusissimo, ma non abbassa il pollice su Montella che, per ora, è salvo…
Come spesso, se non sempre, è stata la curva Fiesole a spiegare in modo incontrovertibile le sensazioni che Firenze prova nel vedere la propria squadra: tristezza, rabbia, delusione, voglia di andarsene. Novanta minuti di tifo vero, pressante, martellante e poi… i fischi, una nuvola, un urlo contro i giocatori lenti e prevedibili battuti dal Lecce, contro l’allenatore, Montella sul banco dei processati, anche oggi, attraverso la voce dei sondaggi on line che si moltiplicano in rete. Salta, salta la panchina. Per adesso non è così, Commisso delusissimo non abbassa il pollice, il tecnico è salvo. Ma… fino a quando? Perché la squadra viola gioca ancora una volta male. E’ approssimativa. Un punto nelle ultime quattro gare. Una miseria. Ora la Coppa Italia – e attenzione, perché ci sono fantasmi che tornano alla memoria in maniera prepotente, dall’eliminazione col Carpi, a quella col Genoa del 2006, quando il club rossoblù militava in Serie B – poi sarà la volta della trasferta a Torino. Il futuro viola passa attraverso queste due partite, nelle quali sicuramente mancherà Ribery e forse anche Chiesa. Brividi, di paura. Ma è sul piano del gioco che Montella deve dimostrare qualcosa in più e di diverso. E poi… si faranno i conti. Aspettando l’Inter e la Roma, due gare giocate in un pugno di ore, la prima di domenica e la seconda di venerdì. Per capire davvero se sarà un Natale di sorrisi o di fiele.
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