Bruno Giorgi e quella Fiorentina dai due volti: brutta in campionato ed eroica in Europa
Era un signore serio e riservato, che parlava poco e leggeva molto. Bruno Giorgi fu scelto dai Pontello per allenare la Fiorentina del dopo Eriksson, nella stagione 1989-90. Quella della cavalcata in Coppa Uefa, ma anche quella della salvezza raggiunta all’ultimo tuffo. A Firenze Giorgi ritrovò Roberto Baggio che lui stesso aveva lanciato, appena adolescente, nel calcio professionistico nel 1984, quando guidava il Vicenza in serie C. In quella squadra Roby era la stella e Carlos Dunga il condottiero. Poi c’erano Di Chiara, Iachini, Nappi e Battistini. L’andamento in campionato fu pessimo: solo 5 vittorie con 13 pareggi e 12 sconfitte. Anche per questo l’ombroso tecnico originario di Pavia non entrò nel cuore dei tifosi che gli riservarono uno striscione ironico, passato alla storia: “Giorgi sì, ma Eleonora”. Ma in Europa la sua Fiorentina si trasformava, diventando bella e quasi imbattibile: sotto la sua guida i viola eliminarono Atletico Madrid, Socheaux, Dinamo Kiev e Auxerre. Un cammino clamoroso, interrotto dall’esonero, arrivato a pochi giorni dalla semifinale con il Werder Brema. Un affronto che Giorgi non accettò mai, lasciando Firenze con la rabbia di chi avrebbe voluto completare un percorso che toccherà a Ciccio Graziani portare a termine. Eppure, a ricordarla oggi, quella cavalcata europea fu davvero emozionante e, forse, il lavoro del tecnico di Pavia non ebbe il ricoscimento che avrebbe meritato.
Bruno Giorgi è deceduto nel 2010, a 69 anni, stroncato da un male incurabile e oggi, nel giorno in cui avrebbe festeggiato il suo compleanno, noi del Brivido sportivo abbiamo voluto ricordarlo nei panni di allenatore della Fiorentina.
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