Borgonovo, chi vive lottando non muore mai
Vogliamo ricordarlo così: col sorriso che sta per allargarsi sulle sue labbra, prima di appoggiare in porta il pallone di una storica vittoria viola sull’Inter. Oppure abbracciato con Roberto Baggio prima del fischio d’inizio. Perché con Baggio formava una coppia perfetta, lui rapace da area di rigore, l’altro tecnicamente divino e capace di assist che esaltavano proprio gli opportunisti con uno spiccato senso del gol.
Lo sappiamo, la storia di Stefano Borgonovo è anche e soprattutto tanto altro… la sua lotta contro la Sla, la “Stronza” come la chiamava lui, è stata eroica e indispensabile per lo sviluppo della ricerca contro questa terribile malattia. La sua Fondazione, grazie alla moglie Chantal, continua ancora oggi la sua intrepida battaglia. Ma oggi, in quello che sarebbe stato il giorno del suo compleanno (è nato il 17 marzo del 1964) lo vogliamo ricordare sul campo di calcio a inseguire un pallone da scaraventare in rete.
Come quando beffò Zenga e lo Zio Bergomi in quel fantastico 4-3 viola sull’Inter dei record. O quando sbucò dai cespugli per mettere alle spalle di Tacconi la palla del 2-1 contro la Juve, a un soffio dal triplice fischio finale.
Perché Borgonovo era quel tipo di attaccante che un difensore non vorrebbe mai incontrare. Magari non si vedeva per 90’ e nel recupero ti piazzava la zampata vincente. La sua forza era quella di crederci fino alla fine, come ha sempre fatto anche nella vita. Una vita che gli ha regalato tante gioie, quattro splendidi figli, tanto amore e un finale di grande sofferenza, nel quale il suo spirito di “attaccante nato” è venuto fuori ancora più prepotente. Nel giorno della sua morte, il 27 giugno del 2013, sulle cancellate dello stadio Franchi fu appeso uno striscione che, in sole sei parole, racchiude perfettamente il significato di tutta la sua esistenza: “Chi vive lottando non muore mai!”
Dicevamo della coppia con Baggio, la famosa “B2”. Una sola stagione, prima di essere separati dal destino, dodici magici mesi nei quali in due realizzarono 29 gol in campionato, sui 44 totali messi a segno dalla Fiorentina. La loro era qualcosa di più di un’intesa calcistica e nacque una grande amicizia, più forte del tempo. Fino all’ultimo giorno quando Baggio salutò Borgonovo con una lettera che cominciava così: “Caro Stefano, l’impresa più bella che sei riuscito a costruire negli anni è stata quella di trasformare il veleno della malattia in medicina per gli altri. Ciao amico mio, onorerò per sempre la tua persona”.
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