Liedholm, il Barone che fece debuttare Antognoni e vinse lo Scudetto con la Roma
Nils Liedholm era un uomo di gran classe. Non soltanto in campo, quando giocava, o in panchina, quando allenava. La sua era una classe innata, in ogni gesto o comportamento, anche della vita di tutti i giorni. Era un signore, anzi era “Il Barone”. A Roma e a Firenze ha interpretato la parte del tecnico, sempre all’avanguardia, caratterizzato da un proverbiale “self control”, autocontrollo che lo faceva apparire quasi impassibile di fronte alle emozioni. In realtà quelle le viveva dentro pur senza darlo a vedere. In viola è stato dal 1971 al 1973, sedendosi per la prima volta su una panchina importante (come primo allenatore), un breve lasso di tempo nel quale è riuscito comunque a lasciare un segno indelebile. E’ stato lui a far debuttare in serie A il calciatore più amato di Firenze: Giancarlo Antognoni. Il primo a parlarne al Barone fu il mitico Egisto Pandolfini che gli disse: “Nils, devi venire con me a vedere un ragazzo che è un vero fenomeno”. Liedholm accettò e i due viaggiarono su una vecchia Cinquecento per visionare dal vivo il giovane Giancarlo. Il responso dell’allenatore svedese fu perentorio, con la tipica pronuncia del suo italiano: “Ragazzo joga bene. Prendiamolo!”. Così Pandolfini lavorò ai fianchi l’allora presidente della Fiorentina Ugolino Ugolini per convincerlo a versare quei 435 milioni delle vecchie lire che servirono a strapparlo al Torino e a portarlo a Firenze. Liedholm non aveva dubbi sul talento di Antonio tanto da farlo debuttare in maglia viola ad appena 18 anni. Il 15 ottobre 1972 al Bentegodi di Verona. Antognoni scese in campo con la maglia numero 8. Da quel giorno cominciò l’avventura gigliata del “Ragazzo che gioca guardando le stelle” che ebbe in Liedholm il suo primo maestro. La storia dello svedese con la Roma fu più lunga e costellata da un risultato storico: la conquista dello scudetto nel 1983. Era la Roma di Di Bartolomei, Bruno Conti, Ancelotti, Falcao e Pruzzo. Squadra che il Barone allestì a sua immagine e somiglianza e portò fino alla finale di Coppa dei Campioni, persa proprio all’Olimpico di Roma, ai calci di rigore, contro il Liverpool dell’ipnotico portiere Grobbelaar. E chissà se stasera, da lassù, Nils non dia un’occhiata al manto erboso del Franchi dove s’incontreranno due squadre che ha avuto sempre a cuore.
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