Giuliano Sarti, il “Portiere di ghiaccio” della Fiorentina più grande di sempre
Il suo stile era essenziale, per questo lo chiamavano il “Portiere di ghiaccio”. Giuliano Sarti, in campo, era concreto: inutile tuffarsi solo per dare spettacolo, ciò che conta è il senso della posizione. In quello era un maestro. Sapeva sempre in anticipo dove andava a finire il tiro avversario perché “la palla non va aggredita – diceva – va semplicemente raccolta”. E, a furia di raccoglierla, Sarti vinse tre scudetti (il più difficile a Firenze) e giocò quattro finali di Coppa dei Campioni. Tutte a mani nude… i guanti li metteva soltanto quando pioveva, spesso di lana come gli aveva consigliato “Uccellino” Hamrin, “perché fanno più attrito sul cuoio”.
Suo padre faceva il fruttivendolo a Castel d’Argile e lo mandava a vendere carciofi in giro per l’Emilia. Fu proprio in uno dei suoi viaggi che, quasi per caso, fu coinvolto in una partita di calcio perché mancava uno che stesse in porta. L’esperimento andò bene e la Fiorentina lo notò nel 1954 tra i dilettanti della Bondenese. Il 23 aprile del 1955, contro il Napoli, l’esordio in serie A. L’anno dopo, il primo da titolare, fu subito Scudetto in quella squadra passata alla storia come la Grande Fiorentina, la più forte di tutti i tempi. Sarti, Magnini, Cervato… una cantilena che ancora oggi, a più di 60 anni di distanza, i tifosi viola conoscono a memoria.
Difese la porta gigliata per 9 stagioni, giocando la finale di Coppa dei Campioni a Madrid contro il mitico Real di Di Stefano. Lasciò Firenze nel 1963 per andare all’Inter dove vinse di tutto, ma il suo cuore resterà per sempre in riva all’Arno. Nel 1969, da giocatore della Juventus, esultò in panchina per la vittoria della Fiorentina a Torino che valse il secondo tricolore viola. Poi, a fine carriera, tornò a vivere alle porte di Firenze, circondato dall’affetto di figli e nipoti e seguendo con grande attenzione il cammino della squadra gigliata, fino al 5 giugno 2017, giorno della sua morte. Oggi, 2 ottobre, avrebbe compiuto 85 anni. E noi del Brivido Sportivo non potevamo certo dimenticarci di celebrarne il ricordo.
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