Narciso Parigi: “Che emozione tornare in Curva! Tutti al Franchi contro la Roma!”
Con la sua splendida voce ha portato Firenze nel mondo. Attraverso le sue canzoni ha fatto emozionare due generazioni e si è costruito una carriera di successi. Ma Narciso Parigi non è solo un grande cantante, è molto di più. E’ un grande uomo, attaccato alla sua terra, alla sua città e alla sua squadre del cuore: la Fiorentina. Alla soglia dei novant’anni (portati benissimo), traguardo che raggiungerà il prossimo 29 novembre, Narciso è ancora innamorato dei colori viola e aveva sempre espresso il desiderio di vivere in Curva Fiesole un’altra partita. Desiderio che si è avverato il 15 ottobre scorso, durante il match interno contro l’Udinese. Accompagnato dal vicepresidente Gino Salica, ha potuto vivere la partita nella sua Curva, in mezzo ai tifosi viola. Ed è stata una sorpresa per tutto il Franchi, ma soprattutto una gioia immensa per lui che, a stento, ha trattenuto le lacrime di commozione. Insieme al cantante dell’Inno Viola abbiamo fatto un viaggio intenso, lungo una vita, tra mille aneddoti, curiosità e notizie. Un viaggio fatto d’amore per Firenze e per la sua Fiorentina.
Narciso Parigi ci racconta l’emozione che ha provato tornando in Curva Fiesole?
“Mi hanno fatto la festa per i 90 anni. Mi sono molto emozionato. C’erano tutti, Gino Salica compreso e anche gli ex viola. A stento ho trattenuto le lacrime. Per me la Fiorentina è come una seconda famiglia, a 12 anni andavo in curva Fiesole. Io ho sempre voluto bene a tutti in viola, a prescindere da come giocavano. Sono rimasto amico di tutti, grandi e piccoli giocatori nel tempo. Con Julinho eravamo come fratelli”.
Questa giovane Fiorentina le ricorda una squadra del passato?
“Quando gioca con entusiasmo mi ricorda la Fiorentina del secondo Scudetto. A quell’epoca anche io ero nel consiglio. Sono stati momenti molto belli della mia vita. Vi racconto un aneddoto curioso che riporta ai miei tempi, ma anche a quelli attuali: nel calcio una cosa è vera, bisogna essere amici degli arbitri. Non certo per corromperli, ma per essere in buoni rapporti con loro. Mi ricordo quando a Milano con Gianni Brera cenavamo insieme ad alcuni arbitri. Io non ho mai chiesto niente a nessuno però magari… se mi dovevano dare un dispiacere… prima di darmelo ci pensavano sopra due volte”.
Quale dei nuovi giocatori le piace di più?
“Federico Chiesa su tutti. Conosco suo padre molto bene, è una bravissima persona. Mi piace molto anche il portiere Sportiello, un buon giocatore tra i pali. Sarti però è stato il più grande. Mi veniva sempre a sentir cantare da ragazzo, eravamo molto amici”.
Che sfida sarà contro la Roma?
“Sarà una partita bellissima, sicuramente ci sarò anch’io e andrò a vederla in Curva! Non mi sono mai perso questa partita sia a Firenze che a Roma. Io non voglio mai vedere perdere la mia Fiorentina, soprattutto contro la Roma. Ho tanti ricordi di questa eterna sfida con i giallorossi. Mi ricordo anche quando Alberto Eliani ed Egisto Pandolfini si trasferirono alla Roma e mi dispiacque tanto. Il ricordo più brutto però resta quando la Roma ha mandato la Fiorentina in serie B. Da quel giorno non ho più voluto bene alla squadra giallorossa. E poi dobbiamo riscattarci dalla brutta sconfitta di Crotone”.
Secondo lei, la Fiorentina in questo campionato può ambire all’Europa League?
“E’ presto per dirlo. Questa Fiorentina è molto giovane. Alterna buone cose a cadute inattese, come a Crotone. Bisogna avere fiducia, pazienza e attendere. Corvino quest’anno ha mandato via tanti giocatori importanti, come Bernardeschi (che a me non è mai piaciuto più di tanto). Spero solo che, nella prossima stagione, non si cominci a dare via anche questi nuovi giocatori. Ma che gli si dia il tempo di crescere”.
Cosa pensa di Stefano Pioli?
“Credo sia proprio l’allenatore giusto per la Fiorentina. E’ una bravissima persona e un tecnico preparato che sa fare gruppo e caricarsi la squadra sulle spalle”.
Come ha giudicato il lavoro di Paulo Sousa?
“Anche lui è un bravo allenatore e un’ottima persona. Tanti anni fa feci una tournee in Portogallo e, quando Sousa, arrivò a Firenze ebbi il piacere di conoscerlo. Lui mi disse che suo padre aveva tutti i miei dischi e che la sua passione per me nacque proprio da quei miei concerti in Portogallo. Invece il padre dell’assistente di Paulo Sousa, Sam, ha fatto con me almeno 100 dischi, era un musicista, un batterista formidabile. Posso dare una notizia: ai tempi già si parlava del fatto che Sousa potesse andare al Milan. E se Montella fosse esonerato… potrebbe essere davvero lui il sostituto. Ci siamo frequentati molto con Sousa, lo porto nel cuore”.
Ci racconta come nacque l’Inno Viola?
“L’inno della Fiorentina nasce a Milano. Lo ricostruii tutto io. L’avevo sentito da piccolo, da tifoso, ma mai lo avevo avuto in mano come cantante. Incidevo in Corso Italia e spesso andavo a mangiare nel ristorante di Gori, padre di Sergio, l’ex calciatore. Lì venivano sempre anche l’allora presidente dell’Inter Massaroni, con tutta la squadra nerazzurra. Un giorno vennero tutti a sentirmi cantare nella sala prove e chiesi loro di intonare con me l’Inno, e cosi fu: tutta la squadra dell’Inter cantò l’inno della Fiorentina insieme a me… tranne Benito Lorenzi, detto Veleno, che si era legato al dito il fatto che la Fiorentina non lo avesse acquistato, prendendo il solo Pandolfini!”.
Un giudizio sull’inno della Serie A?
“Roba da far ridere i polli… una vergogna. L’inno uguale per tutti. Io sono amico di Malagò, anzi ero molto amico di suo padre, che vendeva auto e da lui ne acquistai, ai tempi, almeno 20. Ma devo dire che non ci si può permettere di obbligare una squadra a fare una cosa del genere, ogni squadra di calcio è giusto abbia il suo inno con la propria tradizione!”.
Ha conosciuto i Della Valle, che giudizio ha di loro?
“Sono amico di ambedue e prima ancora ho conosciuto il loro padre, quando andai a cantare a San Elpidio e mi vennero a prendere alla stazione con la banda, quasi non ci credevo. Mi ricordo che quando arrivammo col treno, con la mia orchestra, eravamo in terza classe, ma dissi loro di scendere dalla porta della seconda classe sennò… ci avrebbero preso proprio per poveracci! I Della Valle sono delle brave persone e degli ottimi imprenditori. Noi fiorentini siamo un po’ sbagliati perché, me compreso, non ci si accontenta mai. Purtroppo però non tutto può essere come si vorrebbe. Non credo i Della Valle abbiano messo in vendita realmente la società e spero che restino perché Firenze, senza di loro, perderebbe molto”.
Tra lei e il tifo viola c’è davvero un grande amore…
“Voglio molto bene al tifo fiorentino, sono il mio pubblico. La Curva Fiesole può fare tutto quello che vuole, io sarò sempre con loro. Devo dire che, in certi frangenti, ho condiviso le critiche alla società: quando, per esempio, non si è comprato il famoso difensore a Paulo Sousa con la Fiorentina seconda in classifica, i tifosi avevano ragione a protestare”.
Antognoni è tornato nella Fiorentina, cosa ne pensa?
“Per me lui non l’aveva mai lasciata la Fiorentina. Finalmente l’hanno fatto tornare, accontentando anche i tifosi e la Curva che lo volevano da tanto tempo. E’ stato un giocatore simbolo che avrebbe meritato di vincere almeno uno Scudetto. Purtroppo non c’è riuscito ma ha l’amore di una città. Lo conosco bene, sono stato anche al suo matrimonio. E’ una bravissima persona”.
Ci regala un ultimo aneddoto sul suo legame con la Fiorentina?
“Nel 1956 ero in Canada, a Toronto, e percorsi 280 km per ascoltare via radio la partita della Fiorentina contro il Genoa, a casa del ministro americano. Era l’ultima di campionato, eravamo imbattuti e perdemmo per 3-1. Ma la delusione fu solo passeggera perché quell’anno avevamo vinto lo Scudetto, il primo della storia viola, con tante giornate d’anticipo”.
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