Anno nuovo, nuova Viola. Nel segno dei nostri giovani
Un anno nuovo, il 2017, in tutti i sensi. Intanto perché ha messo in un angolo i momenti complicati del 2016, che pure Paulo Sousa aveva auspicato finire il prima possibile. Poi, perché in poche settimane è successo di tutto: il rientro in società di Giancarlo Antognoni, icona di Firenze, il no di Kalinic alle lusinghe ricchissime dei cinesi, la vittoria contro la Juventus che pure oggi ha dimostrato di essere squadra caterpillar contro la Lazio, e pure il successo di Verona contro il Chievo. Al Bentegodi, oltre al grido unanime degli irriducibili tifosi sempre al seguito, si è consacrata pure una nuova stella, Federico Chiesa. Non più il figlio d’arte, ma semmai il figlio di una filosofia, quella della società, che punta a fabbricarsi in casa i propri talenti, come in passato era stato con Bernardeschi e Babacar. Già, il senegalese. Ha chiuso la partita in preda ai crampi, perché non è facile stare fuori così a lungo e non ha avuto paura a mettere quel pallone, pesantissimo, sul dischetto. Ha segnato e si è goduto l’abbraccio dei suoi compagni, perché la Fiorentina, oggi, è anche questo: uno spogliatoio compatto prima di tutto. Non ha avuto paura Sousa a fare le sue scelte: ha tirato fuori chi, Tello, aveva sbloccato la partita e messo dentro, a gara in corso, quel Cristoforo jolly vero, capace di inventarsi un assist millimetrico per il giovane Chiesa. Cancellata la memoria di un anno terribile, l’auspicio è che questo possa essere il 2017 delle sorprese, magari già martedì, perché non c’è tempo da perdere e al varco ci aspetta il Napoli, nella tana del San Paolo. Perché la Coppa Italia deve continuare ad essere un obiettivo, con un Kalinic in più e un mercato che adesso pare davvero fare meno paura.
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