Zeman, l’alchimista boemo che ha detto stop

Zeman, l’alchimista boemo che ha detto stop

Dopo Zeman e Zola, al Cagliari non rimarrebbe che provare Zorro o Zagor per salvare una stagione ormai largamente compromessa. Il viso dell’allenatore boemo − sempre più simile a una carta geografica tanto è percorso da linee, rughe e solchi − esprime ormai più rassegnazione che preoccupazione. L’uomo sa di essere arrivato al capolinea della carriera. Tanto da aver rassegnato le sue dimissioni irrevocabili. Il finale è inglorioso, perché le ultime stagioni sono state tutt’altro che positive. L’esonero a Roma, due stagioni fa, e poi l’esonero in Sardegna, anche se seguito dal ritorno dopo l’avventura di Zola. Un ritorno che è sembrato quasi una mossa disperata della dirigenza cagliaritana, visto il disastro in corso. Forse sarebbe stato meglio, per Zeman, lasciare dopo l’avventura romana e non farsi tentare dalle sirene dell’isola. Ma l’ambizione gioca brutti scherzi e lui è uno a cui piace troppo il calcio per perdere anche una sola occasione. Da qualsiasi parte venga. Tanto che martedì, poche ore prima che andassimo in stampa, il tecnico si è fatto da parte, deluso – questa la versione data agli amici più stretti – dall’atteggiamento dei giocatori, nelle ultime settimane sempre meno intenzionati a seguirlo sia negli allenamenti che in campo.

Del resto il tecnico non ama compromessi. Lo dimostra il modo in cui ha schierato sul terreno di gioco le sue squadre: quell’immutabile 4-3-3 che non ha mai abbandonato. Dicono di lui che sia troppo integralista e che ciò lo renda un perdente. In realtà, gli allenatori odierni, anche quelli più importanti, sono tutti integralisti. Solo che riescono a far credere il contrario rimescolando le carte ma lasciando tutto quasi sempre immutato. Conte, Benitez, Garcia, Allegri ma anche Guardiola sono molto zemaniani nella loro intransigenza tattica.

Insomma Zeman, adesso che è sceso dal palcoscenico, mancherà un po’ a tutti, anche ai suoi denigratori. Perché una cosa è certa: è unico e solo. E chi l’ha avuto, quando se n’è andato l’ha spesso rimpianto. Conterà qualcosa? Intanto sulla panchina dei sardi ci sarà David Suazo, sette stagioni al Cagliari da calciatore.

Ma forse, all’inizio di stagione, l’aveva ingaggiato ripensando a Foggia e a Pescara, dove il tecnico boemo, da buon alchimista, era riuscito a trasformare il metallo in oro. Il tempo però passa per tutti. E tutti passano, con il tempo. Anche i boemi. Anche quelli più duri.

Duccio Magnelli

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