Un disastro (non) annunciato

Un disastro (non) annunciato

La Fiorentina esce con le ossa rotte dal Maradona di Napoli. Un 6-0 a favore dei partenopei che lascia ben poco spazio a qualsiasi recriminazione. Anzi, la cosa più inquietante è che la Viola, nel primo tempo, non aveva giocato nemmeno malissimo. Ma purtroppo a una fase offensiva abbastanza efficace si è contrapposta una fase di copertura assolutamente insufficiente. Prandelli aveva presentato una squadra parecchio garibaldina, con il tridente offensivo Ribery-Vlahovic-Callejon, che molti si aspettavano da tempo di vedere. E un centrocampo con Castrovilli e Amrabat. Chi di calcio un pochino ne mastica, temeva che forse questo non fosse l’assetto giusto contro una squadra capace, come poche, di ribaltare l’azione e fare danni irreparabili agli avversari con il contropiede.

Il gol di Insigne dopo 4 minuti doveva rappresentare un segnale d’allarme per il tecnico viola. La Fiorentina, forse nella smania di rimettere la partita in parità, si è gettata in avanti. Un tiro di Ribery parato, uno di Biraghi che sfiorava il palo, una auto traversa colpita da un difensore napoletano che svirgolava la palla, facevano ben sperare. Ma purtroppo così facendo la Fiorentina si è scoperta le spalle. E d’improvviso sono venute a galla tutte le difficoltà di una squadra che in nessun modo può giocare con un modulo così spregiudicato.

Impietoso il confronto fra gli esterni offensivi delle due squadre. La coppia Ribery-Callejon è sparita contro quella Insigne-Lozano. La difesa viola è stata tagliata come il burro e ha mostrato dei limiti tecnici e di gestione del reparto davvero incomprensibili. Il centrocampo è andato subito in inferiorità numerica e tecnica contro quello messo in campo da Gattuso. Insomma, i giocatori gigliati hanno perso tutti i confronti contro gli avversari.

Il Napoli è molto più forte della Fiorentina. Accettare in questi casi il confronto a campo aperto può inorgoglire qualcuno, ma la posizione di classifica della Fiorentina non permette grossi voli pindarici. E nemmeno esperimenti tattici. Ci vuole concretezza, bisogna fare punti per uscire dalla melma del fondo classifica. E, soprattutto, ci vogliono urgentemente giocatori dal mercato di gennaio per coprire i ruoli lasciati scoperti. In mezzo al campo manca un centrocampista che, come si dice, faccia legna. Manca un esterno di destra capace di coprire tutta la fascia e, per noi, ne manca anche uno di fascia sinistra, perché Biraghi ha grosse lacune in fase difensiva e, purtroppo, sta anche cominciando a sbagliare troppi cross e punizioni (e Barreca non è ben visto dall’allenatore). E poi bisognerà uscire dall’equivoco attacco. Probabilmente la società non vuole creare ombre a Vlahovic e lo vuole lasciar crescere in pace. Ma così si rischia grosso, perché forse il serbo non è ancora pronto a prendere sulle spalle tutto il reparto offensivo di una squadra in difficoltà di classifica.

Insomma, ci sono molte gatte da pelare per la società. Lasciamo per ora in un angolo il problema stadio perché la situazione del campo è molto seria. La parola passa a Commisso. Toccherà a lui sbrogliare l’intricatissima matassa.

Duccio Magnelli

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