Speciale Stadio, progetto Franchi: restyling e Cittadella al Campo di Marte, ma c’è l’ostacolo Soprintendenza

Speciale Stadio, progetto Franchi: restyling e Cittadella al Campo di Marte, ma c’è l’ostacolo Soprintendenza
Ripartire dal Franchi era stata, in assoluto, la prima idea di Rocco Commisso in tema di infrastrutture. In segno di rispetto degli oltre novant’anni di storia – vissuta tutta tra Via Bellini e, appunto, il vecchio Comunale – e delle emozioni che lì hanno trovato casa ormai da anni. Il patron aveva fatto coincidere la sua prima mossa proprio da lì, dando incarico all’architetto Casamonti di studiare una soluzione per permettere ai tifosi della Fiorentina, finalmente, di potersi godere le due ore trascorse al seguito della squadra. Con uno stadio all’avanguardia, avveniristico, all’altezza delle ambizioni di una squadra che punta ad essere quanto prima di livello europeo e di una città da sempre ombelico di cultura. Si era immaginato un avvicinamento delle curve al campo di calcio, puntando a demolire più o meno il 30% delle strutture degli Anni Trenta ed è qui che la Soprintendenza ha risposto – almeno informalmente – picche. E’ stato a seguito di tutto questi “niet” che da Palazzo Vecchio è stata prospettata, in sostituzione, l’ipotesi legata alla Mercafir, poi naufragata. E’ definitivamente scaduto – dopo le due proroghe figlie della pandemia – il bando di gara per l’acquisto dell’area e già dallo scorso marzo, ben prima del lockdown era manifesto che il club viola non si sarebbe mossa, mandando almeno per proprio conto deserto il bando di gara. Commisso, e con lui i suoi uomini, però, non si arrendono. Lo ha ribadito pure Joe Barone, in occasione della manifestazione per la realizzazione del nuovo impianto promossa dai tifosi.
LA CITTADELLA Adesso più che mai – specie dopo l’annuncio dell’opzione per l’acquisto dei terreni a Campi Bisenzio, dunque nella zona metropolitana e non cittadina – è il Comune che spinge affinché la Fiorentina possa restare il Franchi. Oltre alla struttura, ha spiegato il sindaco, si potrebbe utilizzare tutta l’area attorno, da sempre punto di riferimento per lo sport cittadino, in quella che diventerebbe davvero una “cittadella dello sport”, con la possibilità di realizzare senza difficoltà negozi e hotel, in deroga ai divieti che in passato avevano fatto rumore. Un pesante intervento di ristrutturazione dello stadio eviterebbe il collasso dal punto di vista commerciale e urbanistico di parte del quartiere 2. Ristoranti, bar e punti di ristori continuerebbero ad avere i propri avventori e, soprattutto, si avrebbe la concreta possibilità di evitare un decadimento strutturale dell’impianto, come invece accaduto a Roma col Flaminio, in stato di abbandono e assoluto degrado.
LA TUTELA Di certo c’è, come emerso dalle risposte del Ministro dei Beni Culturali Franceschini all’interrogazione del deputato fiorentino Gabriele Toccafondi, che sul tavolo del MiBAC non è (ancora) arrivato nessun progetto ufficiale di ristrutturazione del Franchi. Non è stato, dunque, espresso alcun parere e, al tempo stesso, non esistono vincoli che «congelano» l’impianto di Campo di Marte, che lo rendano completamente immodificabile, pur restando ferma la necessità di tutela della struttura. Per la legge, tutti gli edifici pubblici con più di 70 anni di storia alle spalle sono vincolati, ma del vecchio comunale sono ritenuti elementi qualificanti la pensilina della tribuna centrale, le scale di accesso alla Maratona e alle due curve, oltre naturalmente alla torre di maratona, punti che ricoprono i quattro lati della struttura. In attesa di vedere se nel decreto semplificazione ci sarà la norma che consente abbattimenti negli stadi tutelati (emendamento Di Giorgi, ndr), il Ministero ha poi puntualizzato che la tutela del Franchi non lo costringe in una situazione di non utilizzo, ma comporta che tutti gli interventi, di conservazione, restauro o adeguamento a motivate esigenze funzionali «debbano essere accuratamente progettati al fine di garantire la trasmissione alle generazioni future di quei valori storici e culturali che ne hanno giustificato il vincolo. Non è vero che si crea un “contrasto” tra le norme di tutela e la realizzazione di un impianto moderno ed efficiente: è possibile trovare un equilibrio di qualità». Ed è proprio attorno a questo equilibrio che si gioca la partita più importante.
Francesca Bandinelli

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