Stefano Salvatori, uno che non mollava un pallone

Era un centrocampista arcigno, tutto cuore e grinta. Stefano Salvatori non era tecnicamente eccelso, ma non mollava un pallone e macinava chilometri sul manto erboso, facendo della determinazione la sua arma di battaglia. Romano, cresciuto calcisticamente nella Lodigiani, fu acquistato dal Milan che lo mandò in prestito in giro per l’Italia: Virescit, Parma e poi, nel 1988 la Fiorentina. Con i viola, allenati dallo svedese Eriksson, fu protagonista di una buona stagione, mettendo insieme 23 presenze e segnando un gol nella sfida interna vinta per 3–0 contro la Lazio. Così il Milan decise di riportarlo alla base. In rossonero finì inevitabilmente tra i rincalzi, ma il suo palmares si arricchì di una Coppa dei Campioni e di una Supercoppa Europea. Nel 1990 la Fiorentina di Cecchi Gori decise di acquistarlo a titolo definitivo. Il ritorno a Firenze non fu entusiasmante, anche per il cattivo rendimento della squadra. Comunque Salvatori giocò 45 partite in viola, realizzando anche la sua seconda rete della carriera. Nel 1992 passò alla Spal, iniziando una nuova vita calcistica che lo portò anche a Bergamo sponda Atalanta e in Scozia agli Hearts con i quali vinse da protagonista una coppa nazionale. Conclusa la carriera diventò allenatore, trasferendosi in Australia per gestire una scuola calcio dedicandosi alla crescita dei giovani. Il 31 ottobre scorso, stroncato da una malattia, è morto a Sidney poco prima di compiere i 50 anni, traguardo che avrebbe tagliato oggi (29 dicembre). E oggi noi del Brivido lo vogliamo ricordare in campo, con addosso la sua maglia viola.

Tommaso Borghini

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