Quando la Curva Fiesole cantava “Giovane Malusci!”

Quando la Curva Fiesole cantava “Giovane Malusci!”

Non importa cosa hai vinto (e lui ha vinto) o se in campo eri una stella capace di cambiare da solo le partite. Ci sono uomini che hanno vestito la maglia viola e che non se la sono mai più tolta di dosso. Anche se poi il destino li ha portati altrove, magari all’estero. Perché quel colore se lo sono come tatuato sulla pelle, amandolo visceralmente. Alberto Malusci è uno di questi e per questo suo modo di portare la maglia, Firenze lo ha adottato fin da ragazzino, dedicandogli un coro che è passato alla storia e che, come la casacca gigliata, gli è rimasto tatuato addosso.
“Giovane, giovane Malusci!”. Chi ha vissuto o stadio a cavallo fra gli anni ‘ 80 e ‘90 non può non ricordare quella canzoncina con cui la Curva Fiesole accolse il debutto di Malusci, appena 17enne, il 22 ottobre 1989 contro la Sampdoria. Il giovane Alberto giocava da centrale e interpretava il ruolo con classe e intelligenza, tanto da essere addirittura etichettato come un novello Baresi. Una definizione che, a lungo andare, pesò sulle sue spalle… Quel ragazzino alto e biondo, nato a Pistoia il 23 giugno del 1972, però rubava l’occhio e, soprattutto, aveva sangue e cuore viola: cresciuto calcisticamente nella Fiorentina, aveva disputato un anno nei Giovanissimi e 3 negli Allievi, sotto la Guida di Claudio Piccinetti. Stagioni importanti nei quali erano arrivate le prime vittorie e che lo avevano formato caratterialmente. Tanto che prima Bruno Giorgi, poi il suo sostituto Ciccio Graziani, cominciarono a schierarlo da titolare in serie A, quando ancora non era nemmeno maggiorenne. Così quel ragazzino che faceva il raccattapalle si ritrovò a giocare insieme a Roberto Baggio e Carlos Dunga, campioni che gli sembravano irraggiungibili. Ma il “Giovan” Malusci faceva sul serio e trovò spazio anche in Coppa Uefa, persino qualche minuto in quella “sporca” finale contro la Juve. Poi lo spazio aumentò sempre di più e arrivarono anche anni neri, come quelli della retrocessione e della serie B, con immediata risalita. Fino alla conquista della Coppa Italia del 1996, nella quale Malusci disputò partite importantissime come la semifinale di Milano con l’Inter e la finale di Bergamo. Infine l’addio, tra le lacrime, perché lui Firenze non l’avrebbe mai lasciata e, in effetti non la lascerà mai visto che adesso è direttore tecnico della Scuola Calcio del Ponte Rondinella Marzocco, nella quale aiuta a crescere campioncini del futuro. Ragazzi che sognano di poter un giorno calcare le orme del loro istruttore, un “Giovane” che oggi compie 47 anni e noi del Brivido Sportivo non potevamo non fargli gli auguri, raccontando una parte della sua storia.

Tommaso Borghini

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