Non è un miraggio… Roberto Baggio gol!

Non è un miraggio… Roberto Baggio gol!

Non è un miraggio, non è un miraggio… Roberto Baggio gol”. Così cantava “Il Generale” ai tempi del giovane Roberto-fiorentino. Mitologia viola. Un motivetto reggae che ti entrava nella testa e ti faceva sognare, pensando alle giocate fantastiche di un ragazzo che entusiasmava Firenze e i tifosi viola. Perché Baggio, il Baggio viola, è stato poesia. Ci ha arricchito tutti di cultura calcistica, lui che al calcio pensava solo quando era in campo, fuggendone appena poteva verso la sua vera grande passione: la caccia. Oppure dedicandosi alla religione che aveva scelto come bussola della sua vita: il buddismo. Quando arrivò a Firenze era infortunato gravemente al ginocchio e Firenze lo ha aspettato con pazienza, come si fa con un figlio in difficoltà. Perché lui rappresentava la speranza del popolo viola di poter battere, un giorno, le grandi del campionato, grazie all’immenso talento di un ragazzo cresciuto in casa. Un orgoglio solo nostro, come lo era Giancarlo Antognoni, allora sul viale del tramonto. La storia, purtroppo, andò diversamente e di Baggio ne potremo raccontare tante di storie viola. Storie di gol bellissimi, di giocate straordinarie, di un legame fortissimo con la tifoseria e con la città, dell’amicizia con il compianto Stefano Borgonovo o di un addio tormentato che fece scattare una rivoluzione di piazza. Ma per ricordarlo oggi, nel giorno del suo 52 esimo compleanno vogliamo ripercorrere la storia di un rigore mai calciato. Di un ragazzo che era stato venduto alla Juventus, controvoglia. E di una partita che entrerà nella mitologia viola anche per la splendida coreografia della Curva Fiesole capace di disegnare sui gradoni del Franchi il magnifico profilo del centro di Firenze.
E’ il 16 aprile del 1991, il primo giorno di Baggio da avversario in quello che era stato il suo stadio. Il ragazzo di Caldogno viene accolto da bordate di fischi, la Fiorentina, spinta da un pubblico fantastico, gioca una gara sontuosa e passa in vantaggio al 40’ del primo tempo, grazie alla punizione capolavoro di Diego Fuser, proprio colui che indossava la sua numero 10. Nella ripresa Baggio entra in area, viene strattonato dal viola Salvatori e si ferma di colpo. Quasi preoccupato che l’arbitro possa fischiare rigore. Ed è così: il direttore di gara indica il dischetto. Toccherebbe a lui batterlo, ma il suo cuore batte ancora troppo forte per il colore viola. Così lascia l’incombenza al compagno De Agostini e il portiere gigliato Mareggini compie la parata che lo catapulta nella storia della Fiorentina. Il Franchi esplode di gioia. Baggio viene sostituito e, uscendo dal campo con lo sguardo basso, raccoglie una sciarpa viola che gli era stata gettata tra i piedi. Un gesto semplice e spontaneo che trasforma i fischi dei 40mila del Franchi in applausi. E quegli applausi rimbombano ancora oggi nella testa di chi scrive, come quel motivetto reggae di anni ormai lontani: “Non è un miraggio, non è un miraggio… Roberto Baggio gol”.

Tommaso Borghini

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