In principio era… Facundo
In Argentina lo chiamano “El Torito” e qualcuno, in gioventù, lo paragonava addirittura a Daniel Alberto Passarella. Previsione che il tempo ha dimostrato essere blasfema, ma Facundo Roncaglia in una dote, soltanto, somiglia vagamente al “Caudillo”: la grinta. Di quella ne ha da vendere, anche troppa… e non a caso quando arrivò a Firenze nell’estate del 2012, proveniente dal Boca Juniors, entusiasmò i tifosi viola che ci misero pochissimo a eleggerlo come nuovo beniamino, proprio per il furore che metteva in campo. Quel Roncaglia giocava davvero bene, annichilendo gli attaccanti avversari e segnando pure qualche gol (splendido quello realizzato al Parma alla quarta di campionato con un bolide dalla distanza). Gli fu dedicato un libro “In principio era Facundo”. E qualcuno inventò anche un coro per lui, sulle note della sigla del vecchio cartone animato Mazinga Zeta, che faceva così:
“Ha la mente di Montella, ma tutto il resto fa da sé
Non conosce la paura, né sa il dolore che cos’è
Lotta, cade, si rialza, sempre vincerà
Facundo… fa gol!”.
L’idillio, però, non era destinato a durare a lungo. I suoi eccessi di esuberanza hanno cominciato a causare qualche guaio di troppo come le sue ingenuità difensive, sulle quali gli avversari, cominciando a conoscerne i limiti, hanno presto fatto leva. Sono arrivate le prime critiche, divenute via via sempre più feroci. Lo stesso Montella, che all’inizio non lo toglieva mai dal campo, ha cominciato a lasciarlo in panchina. Lo spazio si è ridotto, e lui ha cercato fortuna altrove, in prestito al Genoa che, però, ha deciso di non riscattarlo. Poi di nuovo in viola, sotto la gestione Paulo Sousa, con qualche alto e i soliti bassi. Così a fine contratto, dopo 80 presenze e 4 reti nella Fiorentina, Facundo è emigrato in Spagna, al Celta Vigo dove ha ritrovato anche il vecchio compagno in viola Pepito Rossi. Oggi compie 30 anni e noi del Brivido che lo ricordiamo, comunque, con affetto non potevamo non fargli gli auguri.
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