Battersi in nome di un cuore. Viola

Battersi in nome di un cuore. Viola

Fino a quando non c’è l’ufficialità della fine, fino a quando il match resta aperto, nessuno ha il diritto di sedersi al proprio angolo. Montella e la sua squadra devono continuare a combattere, come in qualsiasi incontro di pugilato. Che ci sia ancora tanto o poco come premio, la partita non è finita. Da qui alla conclusione del campionato ci sono ancora tante gare, un calendario in buona parte possibile, e l’orgoglio di una città da difendere. E non basta, c’è pure da convincere i fratelli Della Valle perché ciascuno dei professionisti ancora in squadra o nelle sue vicinanze, c’è da ottenere ancora un’occasione o il foglio di via.

Intanto il Verona , gara nella quale la Fiorentina deve ancora vedere l’ultimo bagliore, la luce oltre la siepe. La classifica lascia ancora delle chance, delle possibilità, delle posizioni da scalare. Ed allora è giusto chiedere il massimo a Gomez e compagni. Tutti devono qualcosa alla Fiorentina e non parliamo solo con riferimento agli emolumenti (ricchi, siamo chiari) che hanno ricevuto. Ciascuno di loro ha avuto il privilegio di vivere e lavorare in una città bella e ospitale come poche, e in un club che li ha sicuramente protetti. Anche troppo, un mare di bambagia. C’è tempo, per tutti, di dare ancora delle soddisfazioni. Ci sono ancora tante battaglie da sostenere, iniziando da questa contro il Verona. Squadra abitualmente votata al gioco d’attacco. Di solito una sfida spettacolare, per gol e spettacolo. Uno stimolo anche per i singoli giocatori, magari per mister Mario Gomez. Che avrà davanti un ex compagno, uno di quelli veri, che al Bayern Monaco gli ha fatto vedere come un attaccante italiano sapeva tenere in piedi una grande squadra tedesca. Gomez allo specchio: perché dall’altra parte mister scarpetta d’oro, uno che alla Fiorentina ha segnato come avesse la mitragliatrice, che Diego Della Valle trattenne rinunciando a 25 milioni di euro pur di mantenere integre le speranze della salvezza dopo calciopoli. Toni che addirittura condusse quella Fiorentina in Europa League. Luca che sconvolto per la perdita di un possibile primo figlio e deluso dall’esperienza del calcio nel deserto tornò nuovamente a casa, Firenze. Toni che da quel rifugio viola seppe trovare nuova linfa al punto di costruirsi una nuova e sorprendente carriera. Che Gomez guardi Toni e provi a cercare in quel fenomeno calcistico la voglia di chiudere alla grande questa sua ennesima stagione difficile. Per tutti c’è una nuova occasione semplicemente perché il campionato non è finito e Big Ben non ha detto stop. Che battaglia sia, per un’ultima sfida, sapendo che il futuro della Fiorentina riparte proprio da queste residue briciole di calcio. Battersi per dimostrare di avere cuore, un cuore color viola.

Alessandro Rialti

Articoli Correlati

I commenti sono chiusi.