A piccoli passi verso la salvezza

A piccoli passi verso la salvezza

La Fiorentina mette un altro mattoncino sul Lego della sua salvezza. Il pareggio contro il Genoa ‒ risultato che molti davano quasi per scontato ‒ allontana ulteriormente, visti anche i risultati delle dirette concorrenti, lo spettro della retrocessione. Certo, c’è poco da esaltarsi. La partita è stata bruttina, le due squadre hanno giochicchiato per gran parte del tempo. I due gol, di Destro e di Vlahovic, sono stati i soli lampi nel quasi buio di Marassi (nonostante l’ora legale). Ma siccome il fine giustifica i mezzi, va bene così.

Il cambio forzato dell’allenatore non muta l’assetto tattico della squadra. Iachini ripropone l’ennesimo 3-5-2, con due difensori, Caceres e Venuti, come esterni di centrocampo. In mezzo Bonaventura, Castrovilli e Pulgar, con Amrabat e Biraghi ancora in panca, come con l’ultimo Prandelli. Davanti Vlahovic, che alla fine sarà il migliore, e Ribery, di gran lunga il peggiore. Imperdonabile la sua espulsione all’inizio del secondo tempo per un fallo scellerato su Zappacosta. Visto però che la squadra ha giocato meglio in dieci che in undici, viene il sospetto che il francese sia oggi quasi di intralcio alla manovra della squadra. Certo, con questo brutto episodio la sua già non certo scontata riconferma si allontana, anche se si pone il problema della sua sostituzione per le prossime gare. O Kouame come seconda punta, oppure Iachini dovrà inventarsi qualcosa di diverso. Forse rivedremo Callejon? O magari qualcosa di innovativo, una sorta di 4-2-3-1 con lo spagnolo, Bonaventura, Castrovilli e Eysseric tutti insieme (vista la squalifica di Pulgar)? Vedremo già da domenica al Franchi contro la scorbutica Atalanta.

Partita di ritmi bassi, poco mossa, quella di Marassi. Sebbene alla fine qualche scaramuccia abbia un po’ ravvivato l’ambiente (i genoani protestavano per un presunto rigore). Sarà stato il Sabato Santo, ma il sospetto è che questo sia un campionato così, in cui squadre di basso lignaggio riescono comunque a fare la loro buona figura (gli 840 milioni sborsati da DAZN per tre anni di diritti televisivi sembrano, per quello che si vede adesso, eccessivi). La Viola quest’anno di più non può dare. Una difesa che fa troppi errori, che sembra svagata. Vero che oggi Pezzella qualcosa ha recuperato rispetto alle settimane passate, ma Milenkovic appare ancora sotto tono e anche Martines Quarta qualche imprecisione l’ha regalata. Il centrocampo in qualche modo si barcamena, ma l’attacco vive solo su Vlahovic, arrivato al suo tredicesimo gol. Il ragazzo gioca bene e i tifosi vorrebbero sapere che cosa vuol fare la società di lui (rimane pochissimo per tempo per decidere se vendere o rinnovare, non ci sono alternative).

La cosa triste è che la Fiorentina ha davanti a sé in classifica non solo Sassuolo e Verona, fatto già abbastanza negativo, ma anche lo stesso Genoa, il Bologna, la Sampdoria ed è a pari punti con il Benevento. Questo intristisce parecchio una tifoseria appassionata come quella Viola, che è quasi costretta a essere contenta dopo un grigio 1-1 a Marassi. Pensando poi che nemmeno tanti anni fa andava a giocarsela in Champions a Liverpool e a Monaco.

Oggi la Firenze calcistica parla di rifondazione e di rivoluzione ormai imminenti. Ben vengano, ma i tempi cominciano a essere stretti e la squadra è praticamente da rifare da capo. Tutti si aspettano grandi cose da questa società. Intanto sarebbe già importante che il presidente arrivasse a Firenze. Ci sono tante cose di cui parlare e un futuro tutto da costruire.

Duccio Magnelli

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