Ulivieri: “Fossi il babbo di Vlahovic gli consiglierei di restare”

Ulivieri: “Fossi il babbo di Vlahovic gli consiglierei di restare”

Restano centottanta minuti al termine di una stagione sciagurata, fatta di molte sofferenze e poche soddisfazioni per i tifosi della Fiorentina. Un percorso che ha portato alla salvezza soltanto nelle ultime giornate e che vede la squadra di Iachini impegnata, nell’ultima gara disputata al Franchi, contro il Napoli di Gattuso, nome caldo proprio per la panchina viola. Per affrontare tutti i temi che in queste ore scaldano Firenze – dal nuovo allenatore alla permanenza di Vlahovic, passando per lo stadio -, abbiamo intervistato in esclusiva Renzo Ulivieri, ex allenatore tra le altre dei partenopei e grande tifoso gigliato.

Mister Ulivieri, quanto l’ha sorpresa vedere la Fiorentina lottare per la salvezza fino alle ultime giornate?

«Indubbiamente non mi aspettavo un campionato così di sofferenza, ma sapevo che la Fiorentina avrebbe potuto incontrare delle difficoltà sulla sua strada… Difficoltà di vario genere».

Ad esempio quali?

«Anzitutto l’inesperienza. Al di là di alcuni elementi con più primavere alle spalle, ci sono tantissimi calciatori giovani… era evidente quindi ci volesse del tempo, e molta pazienza, per crescere. Poi, un altro fattore che a mio parere ha influenzato la stagione viola è stata la tensione: l’ambiente è stato costantemente attraversato da tensioni, dovute anche alle aspettative che c’erano. Ho l’impressione che questo abbia pesato su molti giocatori».

Dovesse dire cosa è mancato principalmente alla squadra di Iachini e Prandelli, cosa direbbe?

«È mancato lo spirito di squadra. In troppe occasioni la Fiorentina non è stata una squadra. È mancata la capacità, forse la voglia, di sacrificarsi l’uno per l’altro… questo finché i tifosi non si sono giustamente incazzati: da lì in poi ho visto dei miglioramenti sotto questo aspetto, ad esempio con Juventus e Lazio».

Spirito di squadra che sarà fondamentale contro il Napoli: che squadra è quella di Gattuso e qual è l’errore che la Fiorentina non può commettere?

«Il Napoli è molto organizzato e gioca un buonissimo calcio. Qualcuno ha criticato Gattuso ma a mio avviso ha fatto un gran lavoro, dovendo affrontare molti infortuni e reggendo una situazione piuttosto tesa. Oggi i partenopei sono avversari pericolosi, che possono punirti alla minima sbavatura. Per questo la Viola dovrà essere pressoché perfetta nella fase difensiva. Soltanto con la massima attenzione, per tutta la gara, la squadra di Iachini potrà portare a casa il risultato. Non sarà facile, evidentemente, ma la Fiorentina non parte battuta».

A proposito di Gattuso… il suo è uno dei nomi che si fanno per la panchina della Fiorentina il prossimo anno. Cosa ne pensa?

«Per il ruolo che ricopro [presidente dell’Associazione Italiana Allenatori Calcio, ndr] non posso sbilanciarmi su un allenatore piuttosto che un altro, ma vi chiedo: Iachini non può rimanere? Detto questo, se avessi sessant’anni anziché ottanta le risponderei: Renzo Ulivieri! [ride, ndr] Mi proporrei volentieri, ma ormai sono vecchio».

Senza fare nomi, a suo parere quale sarebbe il profilo giusto di allenatore per Firenze?

«La Roma ha fatto un grande colpo, e capisco che i tifosi viola adesso sognino un nome altisonante, ma la Fiorentina non è in quelle condizioni. Secondo me serve un mister capace di lavorare con i giovani, farli crescere. Ad esempio: Fabio Capello è un grande allenatore, ma è più un gestore di campioni. Dato che a Firenze, se va bene, di campioni c’è ne saranno un paio, fossi nella società opterei per qualcosa di diverso, qualcuno che possa valorizzare la rosa».

Oltre che del prossimo mister si discute molto del futuro di Dusan Vlahovic, vero e proprio gioiello di casa viola…

«Il ragazzo è cresciuto tantissimo negli ultimi mesi, adesso è un centravanti che può farti la differenza e reggere il peso dell’attacco. Il suo futuro, nel calcio di oggi, dipende anche dal suo procuratore. È quest’ultimo che dà un indirizzo alla sua carriera. Chiaramente non so cosa farà, ma fossi suo padre gli consiglierei di restare a Firenze ancora uno o due anni: è molto giovane e ha troppa strada davanti per rischiare di bruciarsi in un top club. Resti alla Fiorentina, consolidi quanto di buono ha fatto vedere, poi si vedrà. La società dovrebbe fare un discorso chiaro al giocatore e al suo entourage: un accordo si può trovare, se viene prospettato loro una buona squadra e un’ottima stagione. Anche perché, diciamocelo, Firenze è unica… nessuno vorrebbe andarsene!».

Secondo lei cosa dobbiamo aspettarci dalla proprietà? E come si fa crescere un club come quello viola?

«Sono un vero tifoso della Fiorentina, chi mi conosce lo sa, ma sono un tifoso particolare: sono vecchio. Quando sei vecchio, se non rincoglionisci del tutto, acquisisci saggezza. Ora, io non penso di essere rincoglionito, non ancora almeno, quindi con saggezza le dico che mi aspetto venga portata avanti la teoria dei piccoli passi: crescere piano, un mattone dopo l’altro. Il passo lungo non mi piace, spesso nel calcio non vengono fatte le cose per bene quando si ha fretta. Il presidente Commisso deve pensare ad uno step dopo l’altro, cercando di alzare sempre l’asticella un po’ più su. E i tifosi devono avere pazienza: non si può nascere e volare».

Una strada per crescere è anche quella delle infrastrutture. Al di là del centro sportivo che è il primo grande segno tangibile di Commisso, è ancora caldo il tema stadio: cosa ne pensa a riguardo?

«Per me è una discussione che non esiste: lo stadio della Fiorentina è il Franchi, la zona sportiva di Firenze è Campo di Marte. Se qualcuno ha dei dubbi, vada al Piazzale Michelangelo a guardare la città e troverà le risposte. Viviamo circondati da una bellezza disumana, e dobbiamo tenere conto dell’equilibrio che questa bellezza necessita. Va bene la modernità, ma con criterio. Non vedo come si possa privare la città del suo stadio e della sua zona sportiva. Lo so, la mia è una visione che non tiene conto forse di vari aspetti, anche economici, ma io parlo adesso seguendo la poesia. Perché credo che oggigiorno si debba ricercare la poesia, e salvaguardarla laddove la si trova».

Giacomo Cialdi

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