Ulivieri: “Il futuro di Chiesa è da punta”

Ulivieri: “Il futuro di Chiesa è da punta”

di Daniele Taiuti

Come cantava il compianto Andrea Pazzagli “se metti quella maglia anche per una volta sola, per sempre tu sarai un’anima viola…”, per esprimere il legame che si viene a creare fra chi ha partecipato, partecipa e parteciperà alla causa della Fiorentina anche per poco tempo, e il senso di appartenenza che la casacca gigliata, come poche altre, riesce a trasmettere. La principale causa di tale fenomeno risiede nell’unicità del rapporto fra città e squadra. È qualcosa di difficilmente comparabile su scala nazionale. E non è un caso che molti calciatori dal passato viola una volta conclusa la carriera si siano trasferiti a vivere a Firenze. Una delle “vittime” del fascino della maglia viola è senza dubbio Renzo Ulivieri, Renzaccio per gli amici. Il mister toscano è stato protagonista con la Fiorentina a livello di settore giovanile: prima da calciatore dal 58 al 62, poi da tecnico dal 76 al 78, anno in cui riesce a vincere il Torneo di Viareggio. Tifoso viola da sempre, dopo le esperienze citate, Renzo manifesta un attaccamento maggiore ai colori viola. Uno dei suoi crucci infatti è di non aver mai allenato la prima squadra della Fiorentina. La sua carriera lo vede anche protagonista alla guida del Parma nel 2001, anno in cui subì una sconfitta in finale di Coppa Italia proprio dalla Viola. Attraverso la sua esperienza interpretiamo il momento dei gigliati e la partita in arrivo.

Renzo Ulivieri, come può la Fiorentina aumentare il proprio peso offensivo senza perdere l’equilibrio?

“L’attuale disposizione in campo dei viola è quella più idonea. La squadra così ha trovato i suoi equilibri. Non vedo necessaria l’aggiunta di una punta di peso, anche se la squalifica di Ribery ha cambiato le carte in tavola. Resta comunque fondamentale favorire un maggior inserimento dei centrocampisti in fase offensiva”.

La posizione di Chiesa, impiegato da attaccante puro, penalizza o alla lunga può esaltare le doti del giovane viola?

“Chiesa è un attaccante moderno. Sul modello di Mertens del Napoli, prevedo una brillante carriera del calciatore gigliato in quel settore di campo. La figura della punta da area di rigore è tramontata”.

A che punto è la maturazione di Montella come tecnico?

“L’allenatore viola è fra i migliori d’Italia: mi piace l’organizzazione e il palleggio che riesce a dare alla squadra”.

Quali insidie nasconde il match con il Parma per la Viola?

“Il Parma è una squadra alterna, a cui è difficile far gol se trova la giornata giusta. In avanti occhio a Gervinho: letale in campo aperto. È una partita da prendere con le molle”.

E’ stato protagonista a Firenze e Parma in periodi diversi del suo percorso calcistico: cosa le rimane di queste esperienze?

“Ho un ricordo bello legato ai miei vissuti giovanili in maglia viola: il giorno in cui feci forca a scuola per andare ad aspettare il ritorno di Julinho alla stazione centrale. Mi sarebbe piaciuto molto allenare la Fiorentina ai tempi di Cecchi Gori, ma il Bologna non acconsentì. A Parma presi una squadra in difficoltà e riuscimmo a chiudere bene la stagione”.

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